Santa Maria Assunta e S.Cristoforo in castello
L'arcipretale è detta in Castello in quanto anticamente era situata all'interno delle mura di Viadana. Dal 700 d.C. si hanno memorie di un oratorio, sull'area della chiesa attuale, dedicato a S.Cristoforo.
Il culto del Santo rimase, fin dalle origini, come contitolare storico della chiesa. Poiché il territorio viadanese faceva parte dell’agro cremonese, la parrocchia – come quasi tutte le altre della zona, ad eccezione di San Giacomo Maggiore a Cizzolo – è sempre rimasta sotto la giurisdizione della diocesi di Cremona. Nemmeno nel 1566, quando i Gonzaga tentarono di trasferire le parrocchie del loro Marchesato di Viadana alla diocesi di Mantova, la chiesa si separò da Cremona.
Le prime notizie documentate risalgono al 1522, quando i rappresentanti del Castello decisero di costruire un nuovo edificio sacro, non essendoci fonti attendibili sull'antica chiesa precedente. I lavori subirono rallentamenti a causa di varie difficoltà, e furono ripresi solo nel 1567, quando venne incaricato Pompeo Pedemonte, architetto mantovano. Fu lui a completare l’edificio in forme solenni: tre navate, pianta a croce latina, quattro cappelle laterali e altre poste sul fondo.
Un grande intervento di ristrutturazione fu avviato nel 1858 e si concluse solo nel 1887, anno in cui la chiesa fu solennemente riconsacrata. Questi lavori furono fortemente voluti dal parroco mons. Antonio Parazzi, figura centrale nella storia recente della chiesa.
Nato a Viadana nel 1823, figlio del falegname Nicola e di Margherita Dall’Era, di famiglia agiata, Antonio Parazzi fu ordinato sacerdote nel 1846. Dopo un breve incarico come parroco di Santa Maria Annunziata (1852–1853), fu nominato arciprete del Castello, succedendo a don Giovanni Bertolani. Morì il 27 dicembre 1899.
Durante il suo lungo ministero, mons. Parazzi trasformò radicalmente la chiesa: ne prolungò la struttura verso est, demolendo prima le cappelle di fondo, poi il presbiterio e il coro, e infine rinnovò la facciata. Ma il suo lascito andò oltre: fondò il Museo Civico di Viadana, lasciò numerose pubblicazioni – tra cui il prezioso testo Origini e vicende di Viadana e suo Distretto – e arricchì la parrocchiale con una vera e propria collezione d’arte sacra, rendendola una pinacoteca di notevole valore. Oltre alle opere già presenti di Vivarini, Tassinari, Borgani, Andreasino, vi aggiunse dipinti di scuola parmigiana, bolognese, cremonese, mantovana e veronese, trasformando la chiesa in un luogo di fede e di cultura.